martedì 18 ottobre 2011

Mala tempora...


Non deve essere stato casuale, negli anni '30, l'orientamento del monumento ai caduti della Grande Guerra in Piazza municipio, gli eroi e la vittoria alata, con lungimerante preveggenza volgono le spalle al palazzo che ospita gli uffici comunali, come a non voler vedere quel che accade nella casa della politica aversana. Fanno bene a non guardare le quattro statue, a conservare intatta la loro dignità bronzea, dal momento che ben poco di piacevole c'è da vedere alle loro spalle.
Nelle scorse settimane finalmente il sindaco ha posto fine alla lunga querelle apertasi in estate nella maggioranza assegnando le deleghe appartenute ai defenestrati Della Valle e Dello Vicario ai consiglieri Amoroso e Galluccio. Il primo è quel Carlo Amoroso che a giugno aveva tuonato "il PDL ad Aversa non esiste" e non si era risparmiato nell'esporre tutte le mancanze e le problematiche che, a suo dire, minavano il partito azzurro, poi dopo aver suonato la grancassa della stampa locale, dopo aver ammiccato agli ectoplasmatici "futuristi" e fatto un po' di baccano, ha trascorso una tranquilla estate in attesa degli eventi per poi accomodarsi con disinvoltura sulla poltrona da assessore prorompendo in elogi al sindaco, alla giunta, ed al gruppo consiliare.... del PDL! Dunque deve dedursi che, secondo il neo-asessore, il PDL esista o meno in considerazione degli incarichi i delle cadreghe che distribuisce ai suoi famelici consiglieri a caccia di rielezione. Il secondo ingresso in giunta è quello dell'eterno giovane Michele Galluccio, ex delegato alle politiche giovanili ed ex membro della triade aennina con Della Valle e Dello Vicario, che non ha esitato a schierarsi dalla parte del primo cittadino nel periodo di massimo scontro all'interno del partito di maggioranza lanciandosi poi con maramaldesco impeto sulle poltrone lasciate libere dai suoi ex compagni di cordata, pronto anche lui, dopo i rituali ringraziamenti ai colleghi del gruppo consiliare, a lodare le rosee prospettive della giunta in questi ultimi mesi di mandato. Indubbiamente, in entrambi i casi, si avverte un elevatissimo senso di dignità personale ed un disinteressato impegno per la cittadinanza. Poco si è compreso però del tentativo di fuga in avanti del consigliere provinciale Dello Vicario che nel corso dell'estate aveva lanciato la sfida ai vertici cittadini e provinciali del PDL per ottenere con largo anticipo la candidatura a sindaco nel 2012, aveva insistito a lungo nel portare l'attacco al sindaco Ciaramella coinvolgendo l'altro ex AN Della Valle, ma è rimasto isolato nel gioco delle correnti e si è visto costretto a ripiegare, forse solo momentaneamente, assieme al suo principale sostenitore Angelo Polverino. Un Polverino che ha alimentato un polverone risoltosi nel nulla, nel quale però Della Valle ci ha rimesso la poltrona e Dello Vicario ha perduto il primo round. Nemmeno il centrosinistra però pare avere le idee molto chiare, dopo la improvvisa ed immotivata agitazione del consigliere Stabile in sede di approvazione di bilancio le opposizioni si sono spese in attente riflessioni alla ricerca del proprio candidato sindaco per l'anno venturo, e tra liti, veti ed oggettive incapacità sono riuscite a far circolare un paio di nomi il cui suono provoca una smorfia a metà tra lo stupore e l'ilarità: Raffaele Ferrara, Vito Faenza. Già due volte sindaco, già assassino politico del proprio successore, già battuto alle primarie il primo. Buon giornalista ma sostanzialmente lontano dalla politica aversana e sconosciuto ai più il secondo. Se dopo un decennio di amministrazioni di centrodestra la sinistra normanna non riesce ancora a ricompattarsi ed a trovare un candidato credibile, limitandosi a riproporre leader falliti e firme stagionate, vuol dire che il problema è quasi antropologico e travalica le differenze di schieramento. Manca la dignità, manca la competenza, mancano le capacità intellettive e tutte queste carenze paiono concentrarsi con spiccata uniformità nel municipio aversano. Fortuna che i quattro scolpiti da Jerace guardano altrove!

sabato 1 ottobre 2011

Crisi e agenzie di rating

“Standard & Poor’s taglia rating del debito italiano. L'agenzia ha declassato il debito sovrano a breve e lungo termine portandolo da A+ ad A, e da A-1+ ad A-1. Ritiene che le prospettive di crescita si siano indebolite e che la fragilità della maggioranza di governo sia destinata a continuare.”
La Repubblica, 20 settembre 2011.

Su parte della stampa italiana - specie da parte di Repubblica (quotidiano notoriamente espressione di una fetta consistente di grandi gruppi di potere politici ed economici filo-sionisti) - si sta tentando di far passare il messaggio che le agenzie di rating siano espressione siano espressione di terzietà ed imparzialità, nulla di più falso in realtà. S&P è una società a capitale diffuso, sussidiaria della potentissima casa editrici americana McGraw-Hill (per capirci quella delle guide computer-informatica con cui ci ha assillato il quotidiano di De Benedetti qualche anno fa). Capitale diffuso significa controllo totale da parte degli speculatori privati della finanza mondiale, quelli che di solito fanno affari d’oro quando gli stati sono costretti, sull’orlo della bancarotta, a svendere le proprie partecipazioni e le proprie risorse strategiche. Si ammetta dunque questo quesito: chi è che ha intenzione di tuffarsi a mo‘ di pescecani sull’economia italiana, magari riproponendo una operazione stile 1992? Si dia come risposta: gli speculatori della finanza internazionale privata. Si dia come secondo quesito: chi è che controlla S&P? Risposta: gli speculatori della finanza internazionale privata. A questo punto l’equazione mi sembra risolta.
Chiariamo una volta per tutte cosa sono le agenzie di rating: avete presente quando, tentando di abbordare una ragazza od un ragazzo, siete terribilmente antipatici al suo migliore amico od alla sua migliore amica? Questi tenteranno in ogni modo di screditarvi ed inizieranno a sparlare di voi con chiunque capiti a tiro, magari con l’obiettivo di soffiarvi la conquista. Chiaro? Ecco le agenzie di rating sono questo! Questi pescecani riescono a tuffarsi in silenzio sulla loro preda, cioè la nostra economia, perché siamo tutti troppo occupati ad essere morbosamente interessati alle vicende berlusconiane, puntando il dito esclusivamente contro il fenomeno da baraccone brianzolo. Non è un caso che la famigerata intervista alla escort Terry Nicolò sia venuta fuori proprio in questi giorni. In conclusione, occorre rendersi conto che Berlusconi può essere mandato via solo da noi cittadini. Guai a credere che criminali della peggior specie, a cui i più sanguinari mafiosi sinceramente fanno un baffo, siano improvvisamente diventati nostri grandi alleati nella lotta contro il male – così come invece lasciano intendere alcune fastidiose dichiarazioni dell’establishment del centrosinistra, da Di Pietro a Vendola. Invece, a volte, sembra si stia cadendo nella loro trappola, nella trappola preparata da certe agenzie “compagne”.

Paolo Bordino