Gioventù Aversana constatata l'assenza di liste dell'area alle prossime amministrative, intendendo manifestare la propria presenza sul territorio, ha deciso di sostenere il candidato consigliere Massimo Caraviello in lista AN. Invitiamo a votarlo, e a non lasciarsi incantare da altri personaggi che ingannano la nostra gente, per la costruzione di una aggregazione alternativa cittadina.
martedì 22 maggio 2007
domenica 20 maggio 2007
Il fondo del barile...
Quella che fu l'Unione di centro-sinistra, ma che forse non fu mai, si presenta ad Aversa per le prossime amministrative nel modo peggiore possibile. Tre diversi candidati per le diverse anime della coalizione, meschinità e bagattelle di retrobottega offrono un panorama quanto mai squallido e deprimente della sinistra cittadina. Tutto è partito da lontano, con la beffa delle primarie: le segreterie dei partiti si danno battaglia, soprattutto al loro interno, per presentare i propri candidati, ma..... ma si accetta che partecipi alla competizione il leader d'una lista civica ex vice sindaco del centro-destra. E come era prevedibile, lo scaltro Peppe Stabile stavince le primarie e reclama il riconoscimento della candidatura. Da qui per mesi comincia una querelle senza fine, con una domanda pressante: chi sarà il candidato a sindaco della sinistra? Non smette di esercitare la propria influenza l'ex sindaco Ferrara, altri propongono candidati alternativi, ......... e qui si sconfina nel ridicolo! Il centro-sinistra al completo presenta contemporaneamente DUE candidati sindaci! Alla fine la spunterà Stabile, che nel frattempo ha ricevuto la benedizione di De Franciscis, presidente della provincia e del Boss dei Boss Totonno Bassolino. Una parte della sinistra radicale si sgancia dal carrozzone stabiliano e presenta un proprio candidato, il professore Domenico Rosato, persona rispettabilissima e capace, tirato in ballo nel gran carnevale elettorale. Ma c'è anche quel vecchio volpone di Paolo Santulli, mastelliano, che corre da solo assieme ad un altro partitino locale. La sinistra quindi ha deciso di suicidarsi e di consegnare con gran facilità la vittoria al sindaco forzista uscente Ciaramella, ma pur nella certezza della sconfitta non rinuncia a coprirsi di vergogna e di ridicolo. Per presentare il candidato Stabile ecco che piomba su Aversa quella vecchia mummia democristiana di Ciriaco De Mita, e, in mezzo a frasi bollite sorrisi di circostanza trova il tempo per dire un paio di sconvolgenti assurdità: si lamenta dello stato disastroso della sanità al sud, proprio lui che è esponente di quel partito che in sessant'anni di malgoverno ha succhiato miliardi dal patrimonio dello Stato e venduto appalti su appalti a mafiosi, amici e comparielli compiacenti ed ha disseminato il meridione di decine di ospedali fantasma per giustificare le nomine a primario di incompetenti manutengoli scudocrociati....... Cose 'e' pazze!!! E forse non sa, il buon Ciriaco, che il candidato Stabile è padre-padrone dell'ASL aversana, e che nel sottobosco e nel disservizio sanitario ci sguazza come un grasso verro. Sinceramente la presenza di De Mita nella nostra città mi riempie di vergogna. Ma non basta, non basta ancora!! In questi ultimi giorni di campagna elettorale qualche candidato dei DS ci ha fatto sorridere con dei volantini in cui parla del problema rifiuti e prospetta alcune soluzioni. Ma bravi! Che genialità! Peccato che la responsabilità dell'emergenza rifiuti in Campania sia d'un autorevole esponente dei Democratici di Sinistra, il già citato Bassolino. Che sosa hanno intenzione di fare queste egregi signori? Che idee hanno? Sembra che siano arrivati davvero a raschiare il fondo del barile. Spero che gli aversani impediscano che quello sporco ci sommerga.
domenica 13 maggio 2007
Famiglia e famiglie
Essere famiglia è un conto, sentirsi una famiglia è altro. Se si parte da questo semplice concetto sarà più agevole districarsi nel mega-guazzabbuglio di parole spese in questi tempi sull'idea stessa di famiglia. La famiglia è qualcosa di preesistente alla sua regolamentazione, è un termine che, nella Roma antica, indicava l'insieme di persone legate ad uno stesso nucleo parentale, anche in assenza d'un vincolo biologico, infatti della "familia" latina facevano parte anche adottati, servi, ospiti fissi; tutte queste persone aggiungevano, anzi, sovrapponevano, la condizione di "gruppo" di "famiglia" alla loro condizione di individui singoli. Nel diritto italiano si è trasferita questa idea, cioè che il singolo trova una nuova e più articolata collocazione nell'essere membro d'una famiglia, e pertanto, poichè innegabilmente l'ambiente familiare costituisce il fondamentale nucleo sociale ad esso sono garantite particolari tutele e riconosciuti specifici diritti. Ecco, diritti, una specie di parolina magica che tutti usano, il più delle volte a sproposito: esistono diritti della persona e diritti della condizione, vale a dire che alcuni diritti (ad esempio la salute, l'incolumità, la proprietà, la libertà d'espressione) sono garantiti alla persona in quanto tale sin dal momento della nascita, o sin dal momento in cui decide di esercitarli; cosa diversa invece sono i diritti attribuiti alla persona in relazione alla funzione sociale che svolge o al possesso di peculiari requisiti (ad es. l'elettorato attivo può essere esercitato al compimento del 18° anno, l'insufficienza del reddito da' diritto ad agevolazioni fiscali, l'essere magistrato da' il diritto di limitare la libertà personale dei cittadini), che dunque possono essere esercitati soltanto se sussistono determinate condizioni. Sbaglia perciò chi richiede diritti che spettano a chi si trova nella condizione di coniuge pur non essendolo. E' ovvio che vi sia una percezione di famiglia, che cioè un uomo ed una donna, magari con dei figli si sentano e si comportino come una famiglia, ma non lo sono! Giuridicamente non lo sono. Non sono una entità unica innanzi al diritto, sono e restano dei singoli, pur se legati da un vincolo affettivo o biologico, poichè manca loro una sanzione ufficiale che certifichi la rilevanza pubblica di quel vincolo. Chi sceglie una libera convivenza non rappresenta, agli occhi dell'ordinamento, un gruppo, un nucleo, stabile, essi restano singoli individui. Altro discorso per le coppie omosessuali, in quei casi manca, per incontrovertibile condizione naturale, la possibilità di assolvere la funzione principale del matrimonio: la generazione di figli, per cui non ha senso il matrimonio stesso, non ha senso concedere tutele estese ad una unione socialmente inutile. Ciò non vuol dire che non debba essere regolata la condizione delle unioni fra persone dello stesso sesso, ma questa regolamentazione deve avvenire tenendo presente la natura di tali unioni e soparattutto non deve scimmiottare lo schema della famiglia giuridicamente intesa. E' la nostra stessa Costituzione ad affettuare il discrimine, riconoscendo dignità di essere tutelata soltanto alla famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale e attribuendo ad essa il ruolo di cellula primigenia della società, intervenendo a modificare scriteriatamente questa cellula si compie un attacco diretto alla nostra società, con conseguenze incontrollabili.
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