lunedì 3 dicembre 2007

Guerra civile

In Italia c’è la guerra civile. Attenzione, intendiamoci non che si spari per la strade o ci siano rivolte di piazza (in realtà spari e rivolte ci sono eccome, ma non possono ancora essere definiti “politici”) ma il clima che spira dalla forze politiche nazionali sembra proprio quello che accompagna i colpi di stato negli staterelli sudamericani e africani: tutti contro tutti, tutti ad allearsi con tutti, tutti a scannarsi, tutti ad abbracciarsi, tutti intenti a consolidare la propria fazione in vista del cambio di regime. Allora il leader del principale partito della pseudo-maggioranza corre, fa e disfa per conto suo, ed ormai al presidente del consiglio, suo principale referente, non telefona neanche più. L’uomo di punta dell’opposizione fonda un nuovo partito e butta a mare gli ex alleati, che ringraziano e insultano, consapevoli che da soli vanno a fondo. E da un versante all’altro dell’arco costituzionale c’è un gran movimento di capi, ras e armigeri per tessere alleanze e allenarsi per saltare la quaglia e salvare stipendio e poltrona; sempre presenti in questi casi gli inguaribili nostalgici della defunta balena bianca, camuffati da un decennio fra il bipolarismo e la società civile della seconda repubblica stanno tornando alla ribalta, senza dimenticare i compagni comunisti, solidali una volta tanto con i centristi dell’accozzaglia governativa nel chiedere un deciso cambio di linea politica ed un rimpasto di governo. Intese grandi e piccole si concludono ogni giorno, senza prevedere seriamente cosa fare una volta al governo, ma con l’unico scopo di “arrivare” al governo, usando spaventose dosi di cinismo, disposti a pugnalare anche l’alleato più fedele , rinnegando qualsiasi ideologia e qualsiasi convinzione, anzi, cambiando idea ogni due ore. Intanto il paese, come sempre, si arrangia, dovendo ondeggiare pericolosamente fra la crisi economica e i diktat del mercato, invaso dagli immigrati e assediato dalla povertà, tagliato fuori dalle decisioni dell’oligarchia europea. Le pagine di cronaca traboccano di omicidi ed i malviventi fanno una vita invidiabile, ma mentre si getta fumo negli occhi dei cittadini l’Italia è spaccata in due: al sud spadroneggia il connubio politici corrotti-mafia, al nord è ferreo il controllo dell’alleanza politici corrotti-potentati economici. Così siamo in attesa della rivoluzione che verrà, constatando con rassegnazione l’inconsistenza della vera destra, la destra sociale e nazional-popolare, convinti che il cambiamento sarà solo la rivincita di quanti sono stati sbattuti via dalla fine della prima repubblica e l’occasione per emergere dei mediocri che vivacchiano nel sottobosco della storia. Le rivoluzioni e le guerre civili di solito non sono pranzi di gala, ed infatti questo italico conflitto sembra piuttosto un casereccio rinfresco per inutili relitti.