domenica 24 novembre 2013

Che fretta c'era?


Tra meno di cinque giorni il senato voterà sulla decadenza di Silvio Berlusconi, concludendo la lunga parabola politica del leader del centrodestra che dovrà così rinunciare al proprio ruolo a seguito della sentenza di colpevolezza sulla vicenda diritti tv Mediaset. Il voto è conseguenza della legge Severino che, approvata a furor di popolo lo scorso anno, sanziona con la decadenza dalle cariche elettive i condannati con pene superiori ai due anni e Berlusconi, condannato in via definitiva a 4 anni per frode fiscale, ricadrebbe sotto le prescrizioni della norma. La vicenda però si incrocia con percorsi paralleli, poichè, se da un lato la difesa del cavaliere sostiene l'incostituzionalità della applicazione retroattiva della Severino per la quale è pendente un ricorso innanzi alla Corte per i Diritti dell'Uomo di Strasburgo, dall'altro, a Berlusconi è già stata comminata una interdizione di due anni dai pubblici uffici quale pena accessoria per la stessa sentenza per frode fiscale sui diritti tv.

Si è allora di fronte ad un assurdo, in base al quale si sta per andare a votare sulla decadenza di un senatore che in ogni caso sarà dichiarato interdetto tra gennaio e febbraio, salvo ulteriori appelli. Ma se l'interdizione porterà autonomamente all'uscita di Silvio Berlusconi dal parlamento non si comprende la fretta che il principale alleato di governo del fu PDL, il Partito Democratico, ha avuto nella gestione dell'intera vicenda. La discussione in giunta per le immunità è stata portata avanti a tamburo battente, senza consentire ritardi, con una calendarizzazione della discussione in aula imposta entro la fine di novembre con la inconsueta modalità del voto palese in luogo di quello segreto. Eppure è evidente il motivo per il quale, senza attendere ulteriori pronunce, senza richiedere pareri agli organi di giustizia europei, il PD e il movimento 5 Stelle si apprestano ad espellere il senatore Berlusconi dal parlamento: il motivo risiede in una sorta di peccato originale di cui, secondo l'elettorato di riferimento democratico e grillino, sarebbe macchiata la storia politica berlusconiana. Egli è da sempre stato considerato "indegno" di sedere tra i banchi del parlamento, il pur ampio consenso elettorale di cui ha sempre goduto è sempre stato considerato spurio, illegittimo, poichè quei voti, sempre secondo la vulgata sinistroide-democratica-travagliana, sono stati ottenuti con le menzogne, con l'appoggio della mafia, con la narcotizzazione e la manipolazione delle coscienze attraverso il controllo dell'informazione e attraverso i modelli propinati dalle sue reti televisive. I voti di Berlusconi sono sempre stati considerati meno degni di essere rappresentati rispetto agli altri, voti senza valore, che facevano dell'esponente di centrodestra un perenne abusivo nell'immaginario dell'elettorato antiberlusconiano. E' dunque una occassione troppo ghiotta per non essere sfruttata, per la prima volta il PD, dopo anni di delusioni, può superare il proprio complesso di frustrazione di fronte al nemico Berlusconi, per la prima volta, dopo tante sconfitte sfuggite di mano quando sembravano già acquisite, la fine del "tiranno" dipende soltanto dal suo voto, senza più attendere le bizze di un popolo che per la dirigenza piddina è ignorante e traviato. Potrà finalmente presentarsi innanzi al suo elettorato brandendo la testa del nemico sconfitto (quello che probabilmente sarà l'unico risultato di questa travagliata e abulica legislatura).

Si realizzerà così il sogno proibito coltivato da due decenni da girotondini, antagonisti, democrats, grillini, viola e arancioni, volenterosi e intellettuali radical chic: la cacciata di Berlusconi. Potranno finalmente festeggiare la "liberazione" e gridare al tiranno imbonitore: "qui i tuoi voti comprati non valgono, fuori da qui razza di malfattore! Noi che siamo legittimati ad essere eletti ti espelliamo e ti additiamo alla pubblica indignazione!"; questa in sostanza è la motivazione di tanta fretta, la pretesa illegittimità originaria della presenza di Berlusconi in parlamento. Nel mentre la finanziaria arriva in aula col suo carico di batoste agli italiani, parlamento e opinione pubblica si accaniranno nel maramaldesco tentativo di uccidere un uomo ormai politicamente finito.

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