Al momento in cui gli aversani sono andati a votare per il Referendum consultivo sull'aggregazione a Cesa del "Rione Bagno" credo che tutti fossero convinti che ad essere interessata fosse soltanto l'area sulla quale sorgono le abitazioni di quei cesani che rivendicavano il diritto a ricongiungersi con la città d'origine, ne ero anch'io convinto fino alcuni giorni dopo la conclusione della consultazione quando ho avuto modo di consultare la mappa del mutamento circoscrizionale, ed a quel punto il sospetto espresso dal sindaco Ciaramella all'indomani del voto è diventato in me granitica certezza: dietro il referendum si celava un tentativo di megaspeculazione edilizia!
E' sufficiente guardare con attenzione la cartina che rappresenta tutta l'area che sarebbe passata nel territorio di Cesa per rendersi conto che le abitazioni costituiscono a malapena il 30% dell'intera superficie e che la gran parte del territorio conteso è costituito da terreni liberi sui quali, secondo il piano regolatore del comune di Aversa, non è possibile edificare, terreni che però diverrebbero immediatamente edificabili qualora fossere inglobati nel comune di Cesa e che verosimilmente fanno gola a molti, posti in una zona ancora poco cementificata e per di più a ridosso della linea ferroviaria Alta Velocità in fase di realizzazione. Molto probabilmente i residenti del rione si sono resi conto che la vicenda, montata ad arte da alcuni politici locali, poco o nulla aveva a che vedere con le loro legittime aspirazioni a vedersi finalmente erogati i servizi ai quali hanno diritto, questo spiega la bassissima partecipazione nella famigerata sezione 48, nella quale votavano proprio i residenti, dove, a fronte dei 1046 aventi diritto, hanno votato in appena 324 con una netta affermazione dei “no”. La campagna referendaria si è rivelata un fiasco clamoroso ed alcuni elementi non fanno che confermare la certezza delle finalità speculative di tutta l'operazione: il comitato "Cesa Fiorisce", nato spontaneamente ma ben presto "commissariato" dal sindaco De Angelis, ha raccolto circa 100 firme da altrettanti capifamiglia per richiedere l'aggregazione del rione a Cesa, ora è evidente che 100 firmatari su circa 1500 residenti di cui un migliaio votanti sono praticamente una inezia, bene avrebbero fatto i cesani a ripiegare in silenzio i gazebo ed a chiudere in un cassetto quelle cento firme dimenticando presto la magra figura rimediata, ed invece proprio basandosi su quelle cento firme il consiglio comunale di Cesa, all'unanimità, col sindaco in testa ha votato la richiesta di aggregazione alla Regione Campania, che ha concesso il referendum con voto, anche in questo caso, unanime. Una intera città ed una intera regione che vogliono modificare i confini di due circoscrizioni comunali per sole 100 firme???? C'è qualcosa di strano! Ma se si possono anche comprendere le esigenze dei cittadini non si riesce proprio a capire cosa debbano farsene questi cittadini di circa 800.000 metri quadri di terreno incolto, né si comprende per quale motivo anziché prevedere che la ridefinizione dei confini tra i due comuni prolungando via Madonna dell'Olio in modo da renderla perpendicolare a via San Michele avesse reso facilissima la distinzione tra le due città, si sia voluta includere un'area abitata ben lontana dal "quartiere dei fiori" oltre ad una immensa area disabitata. Queste stranezze si possono spiegare se lette con la logica dei palazzinari e degli speculatori che già contavano i profitti che sarebbero derivati dalle centinaia di unità immobiliari che si sarebbero potute realizzare nell'area una volta aggregata a Cesa, e dispiace per quanti in buona fede, sentendosi intimamente cesani pur vivendo formalmente ad Aversa, si sono impegnati credendo di rendere un servizio ai propri concittadini, convinti di poter aiutare il territorio, facendosi però incosciamente strumentalizzare da chi quel territorio vorrebbe distruggerlo, senza dimenticare che l'inutile consultazione è costata circa 600.000 euro dei quali 400.000 solo per la città di Aversa, un inconcepibile spreco di denaro in un momento in cui le amministrazioni locali faticano a trovare risorse.
E' sufficiente guardare con attenzione la cartina che rappresenta tutta l'area che sarebbe passata nel territorio di Cesa per rendersi conto che le abitazioni costituiscono a malapena il 30% dell'intera superficie e che la gran parte del territorio conteso è costituito da terreni liberi sui quali, secondo il piano regolatore del comune di Aversa, non è possibile edificare, terreni che però diverrebbero immediatamente edificabili qualora fossere inglobati nel comune di Cesa e che verosimilmente fanno gola a molti, posti in una zona ancora poco cementificata e per di più a ridosso della linea ferroviaria Alta Velocità in fase di realizzazione. Molto probabilmente i residenti del rione si sono resi conto che la vicenda, montata ad arte da alcuni politici locali, poco o nulla aveva a che vedere con le loro legittime aspirazioni a vedersi finalmente erogati i servizi ai quali hanno diritto, questo spiega la bassissima partecipazione nella famigerata sezione 48, nella quale votavano proprio i residenti, dove, a fronte dei 1046 aventi diritto, hanno votato in appena 324 con una netta affermazione dei “no”. La campagna referendaria si è rivelata un fiasco clamoroso ed alcuni elementi non fanno che confermare la certezza delle finalità speculative di tutta l'operazione: il comitato "Cesa Fiorisce", nato spontaneamente ma ben presto "commissariato" dal sindaco De Angelis, ha raccolto circa 100 firme da altrettanti capifamiglia per richiedere l'aggregazione del rione a Cesa, ora è evidente che 100 firmatari su circa 1500 residenti di cui un migliaio votanti sono praticamente una inezia, bene avrebbero fatto i cesani a ripiegare in silenzio i gazebo ed a chiudere in un cassetto quelle cento firme dimenticando presto la magra figura rimediata, ed invece proprio basandosi su quelle cento firme il consiglio comunale di Cesa, all'unanimità, col sindaco in testa ha votato la richiesta di aggregazione alla Regione Campania, che ha concesso il referendum con voto, anche in questo caso, unanime. Una intera città ed una intera regione che vogliono modificare i confini di due circoscrizioni comunali per sole 100 firme???? C'è qualcosa di strano! Ma se si possono anche comprendere le esigenze dei cittadini non si riesce proprio a capire cosa debbano farsene questi cittadini di circa 800.000 metri quadri di terreno incolto, né si comprende per quale motivo anziché prevedere che la ridefinizione dei confini tra i due comuni prolungando via Madonna dell'Olio in modo da renderla perpendicolare a via San Michele avesse reso facilissima la distinzione tra le due città, si sia voluta includere un'area abitata ben lontana dal "quartiere dei fiori" oltre ad una immensa area disabitata. Queste stranezze si possono spiegare se lette con la logica dei palazzinari e degli speculatori che già contavano i profitti che sarebbero derivati dalle centinaia di unità immobiliari che si sarebbero potute realizzare nell'area una volta aggregata a Cesa, e dispiace per quanti in buona fede, sentendosi intimamente cesani pur vivendo formalmente ad Aversa, si sono impegnati credendo di rendere un servizio ai propri concittadini, convinti di poter aiutare il territorio, facendosi però incosciamente strumentalizzare da chi quel territorio vorrebbe distruggerlo, senza dimenticare che l'inutile consultazione è costata circa 600.000 euro dei quali 400.000 solo per la città di Aversa, un inconcepibile spreco di denaro in un momento in cui le amministrazioni locali faticano a trovare risorse.
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